Un illustre poeta, un viale genovese, un ricordo che parla del passato
Corso Dogali – Genova (Foto di Elena Sofia Guareschi)
Corso Dogali, una strada apparentemente anonima, che si sviluppa verso l’alto costeggiata da palazzi di antica costruzione , è in realtà “la via di Eugenio Montale”. Qui, il 12 ottobre del 1896, al numero 5, nacque il poeta italiano, da Domenico e Giuseppina Ricci, ultimo di sei fratelli. Una breve iscrizione apposta su angolo dello stabile recita: «Il poeta / Eugenio Montale / (1896-1981) / nacque in questa casa / il 12 ottobre 1896».
Corso Dogali – La casa di Eugenio Montale (Foto di Elena Sofia Guareschi)
Sull’autore
La famiglia di Montale viveva in condizioni economiche agiate grazie all’impiego del padre, il quale gestiva una ditta di prodotti chimici. Il giovane, tuttavia, dopo essersi diplomato in ragioneria, nel 1915, non volle entrare a far parte di questa attività e scelse di proseguire la sua formazione da autodidatta, approfondendo i poeti simbolisti francesi, i romanzi di Italo Svevo e filosofi come Nietzsche e Schopenhauer.
Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale con il ruolo di sottotenente, Montale cominciò a frequentare un gruppo di poeti liguri di cui faceva parte anche Camillo Sbarbaro.
Negli anni Venti pubblicò le sue prime poesie, si avvicinò al circolo di Piero Gobetti e grazie all’attività editoriale di quest’ultimo, nel 1925, uscì la sua prima raccolta di versi chiamata Ossi di Seppia.
Successivamente, nel 1927, l’autore si trasferì a Firenze per collaborare con la casa editrice Bemporad e con la rivista Solaria. Nel corso degli anni, per “arrotondare”, portò avanti un’ assidua attività di traduttore. Nel ’39 uscì per Einaudi la suaseconda raccolta poetica dal titolo Le Occasioni.
Dopo la Seconda guerra mondiale fu assunto come redattoredal Corriere della Sera a Milano, resteranno famosi i suoi articoli pubblicati sulla Terza Pagina. In seguito a un periodo di silenzio, nel 1971, l’autore tornò alla poesia con una raccolta intitolata Satura e nel 1975 ricevette il premio Nobel per la letteratura, un riconoscimento a conferma della sua fama internazionale.
Corso Dogali – La casa di Eugenio Montale (Foto di Elena Sofia Guareschi)
La strada
All’interno del corpus letterario del poeta, sparsi qua e là, vi sono alcuni richiami proprio alla “sua via”, quella via in cui trascorse molti anni della sua vita e che simboleggia l’intima familiarità che ognuno di noi ha con il proprio paesaggio originario. In particolare, contenuto nella raccolta Diario del ’71 c’è un componimento che si intitola proprio Corso Dogali:
Se frugo addietro fino a corso Dogali
non vedo che il Carubba con l’organino
a manovella
e il cieco che vendeva il bollettino
del lotto. Gesti e strida erano pari.
Tutti e due storpi ispidi rognosi
come i cani bastardi dei gitani
e tutti e due famosi nella strada,
perfetti nell'anchilosi e nei suoni.
La perfezione: quella che se dico
Carubba è il cielo che non ho mai toccato.
Una strada popolata da personaggi insoliti e anti-sublimi: dallo storpio Carubba col suo organino a manovella al cieco che vendeva il bollettino del lotto; perfetti nella loro imperfezione, capaci di vivere pienamente la propria esistenza… quel cielo che Montale dice di non aver mai toccato.
Il poeta richiamò alla memoria il ricordo della sua infanzia passata in quella via anche in un’altra occasione ovvero nella prosa intitolata Laguzzi e C., pubblicata sul Nuovo Corriere della Sera il 23 luglio del 1947 . Montale in questo testo racconta un aneddoto divertente legato alla loro vicina di casa, la signora Laguzzi:
La signora Laguzzi, che abitava nell’appartamento soprastante al nostro, in corso Asmara, non doveva essere in buoni rapporti con mia madre. Accadeva perciò che quando qualche capo della biancheria da lei esposta ad asciugare cadeva sul nostro terrazzo, la vicina non credeva decoroso presentarsi a reclamarlo e neppure incaricava della bisogna persona di sua fiducia, ma si sporgeva dalla finestra con una lunga canna dal cimello pieghevole – una canna da pesca – dalla quale pendevano tanto di spago e un grosso amo da palamiti; e così armata dava inizio a un’operazione che solo dopo molte fatiche terminava col recupero dell’indumento caduto. […] Da quel tempo non ho più potuto vedere un amo senza che una visione di fazzoletti o di sottovesti o di reggipetto smarriti non si accompagnasse a quell’uncino.
L’autore non abitò mai in corso Asmara ma, per l’appunto, in Corso Dogali infatti tra i due nomi sussiste un nesso: sia Asmara che Dogali sono località dell’Eritrea.
Corso Asmara era una serpeggiante strada in salita, non molto frequentata e allora alquanto periferica…
Corso Dogali – La casa di Eugenio Montale (Foto di Elena Sofia Guareschi)